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Gabriele Prati, Massimo Monti
Introduzione. La presenza dei familiari durante la rianimazione cardio-polmonare e altre manovre invasive è stata dibattuta sin dai primi anni ’90. Nonostante la presenza dei familiari sia poco accettata nella pratica sanitaria, già a partire dalla metà degli anni ’90 molte associazioni professionali americane hanno cominciato a supportare l’idea che sia consentita ai familiari la possibilità di rimanere con i loro cari durante le manovre assistenziali. L’obiettivo di questo studio è di identificare le procedure, le preferenze e le pratiche esistenti fra operatori sanitari dell’emergenza e della terapia intensiva.
Metodi. Un totale di 378 operatori, medici e infermieri, ha compilato un questionario di 10 item.
Risultati. Fra i partecipanti, gli infermieri rispetto ai medici tendono a esprimere un maggiore disaccordo circa la presenza dei familiari. Gli operatori della terapia intensiva tendono a esprimere un maggiore disaccordo circa la presenza dei familiari rispetto agli operatori del pronto soccorso e soprattutto fra quelli del 118. Se l’83% dei partecipanti è in disaccordo con la presenza dei familiari durante la rianimazione cardio-polmonare, il 67% dei partecipanti riporta che la presenza dei familiari può essere utile per favorire la collaborazione fra membri della famiglia e dello staff. Complessivamente il 92% dei partecipanti ha riportato di lavorare in unità in cui non vi sono procedure scritte che stabiliscano i termini della presenza dei familiari.
Conclusioni. Si raccomandano interventi di formazione volti a disseminare conoscenze circa gli aspetti relazionali in ambito sanitario e lo sviluppo di procedure scritte che stabiliscano i termini della presenza dei familiari.